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Testuggine di Hermann

Testudo hermanni (Gmelin, 1789) - Testudinidae
Testuggine di Hermann


Femmina adulta - Parco dei Nebrodi
Specie paleartica, è presente esclusivamente nell'Europa meridionale. L'areale si estende dalla Spagna alla Romania includendo le isole maggiori del Mediterraneo. Le testuggini hanno una buona vista: sanno distinguere forme, colori e riconoscono anche persone. Hanno un senso dell'orientamento molto preciso: se vengono spostate qualche centinaio di metri dal territorio al quale sono molto legate ci ritorneranno in breve tempo. Sono molto sensibili alle vibrazioni del suolo anche se non hanno un udito sviluppato. L'odorato invece è ben sviluppato ed ha un ruolo importante nella ricerca del cibo e nella funzione sessuale.
La differenziazione tra individui maschi e femmine si effettua tramite l'esame dei caratteri sessuali secondari. I maschi, inferiori di taglia, possiedono una coda lunga, robusta e grossa alla base, l'astuccio corneo è ben sviluppato, nella femmina la coda è piccola e corta, l'astuccio corneo è di ridotte dimensioni. La distanza dell'apertura cloacale dalla base della coda è maggiore nel maschio. I maschi adulti presentano una concavità nel piastrone per facilitare la monta sul carapace della femmina, il piastrone delle femmine e degli esemplari giovani e subadulti è piatto; l'angolo formato dagli scuti anali del piastrone è molto maggiore nel maschio; l'altezza degli stessi scuti è però maggiore nella femmina. Lo scuto sopracaudale del maschio è curvo verso il basso, nella femmina è allineato al carapace.
Femmina adulta - Parco dei Nebrodi
Le tartarughe di Hermann sono animali ectotermi e nelle prime ore della giornata si crogiolano al sole per innalzare la temperatura corporea ed attivare le funzioni metaboliche. L'esposizione al sole permette di assumere i raggi UVB atti alla sintesi della vitamina D. Raggiunta la temperatura corporea necessaria per l'attivazione degli enzimi atti alla digestione le tartarughe si dedicano alla ricerca del cibo. Con temperature atmosferiche superiori ai 27 °C diventano apatiche e cercano refrigerio scavando piccole buche al riparo della vegetazione bassa o riparandosi in piccoli anfratti. Con la discesa delle temperature si ha la ripresa dell'attività.
Nei primi giorni d`autunno, al calare delle temperature, i rettili smettono di alimentarsi, anche per più di 20 giorni, per poter svuotare completamente l'intestino da residui di cibo. Diventano sempre più apatici e, verso novembre o dicembre a seconda della latitudine, iniziano ad interrarsi o a ripararsi in luoghi protetti e cadono in letargo. La temperatura ideale di letargo, calcolata nel luogo di interramento è di 5 °C, temperature inferiori ai 2 °C arrecano danni cerebrali o morte, superiori ai 10 °C le inducono in uno stato di dormiveglia pericoloso per l'esaurimento delle scorte di grasso necessarie a superare l'inverno. In natura gli esemplari si interrano anche di 10-20 centimetri. Subito dopo il risveglio dal letargo inizia il corteggiamento da parte del maschio, con un rituale che prevede inseguimenti, morsi e colpi di carapace alla femmina. Il maschio monta sul dorso della femmina per la copula che avviene con l'estroflessione del pene contenuto nella grossa coda e in questa occasione emette l'unico verso udibile da questi rettili per il resto muti. La femmina può arrivare fino a 4 anni di anfigonia ritardata, conservando lo sperma in un apposito organo, la spermateca, all'interno dell'ovidutto.
Femmina adulta - Parco dei Nebrodi
Animali longevi, si hanno notizie certe di molti esemplari pluricentenari, raggiungono la maturità sessuale intorno ai 10 anni. Le Testudo sono ovipare, le deposizioni avvengono in buche scavate dalla femmina nel terreno con le zampe posteriori. Le femmine di T. hermanni depongono anche in quattro volte, da maggio a luglio, un numero variabile di uova generalmente in proporzione alla taglia dell'esemplare. Il tempo di incubazione, 2 o 3 mesi circa, e il sesso dei nascituri variano in funzione della temperatura. Con temperature di incubazione inferiore ai 31,5 °C si avrà una preponderanza di esemplari maschi, con temperature superiori ai 31,5 °C in maggioranza femmine. Giunto il momento della schiusa, spesso agevolata da una giornata di pioggia, il tartarughino per rompere il guscio si avvale del cosiddetto "dente dell'uovo", un tubercolo corneo posto tra le narici e la mascella superiore, destinato a sparire in pochi giorni. La fuoriuscita dall'uovo dura anche 48 ore e in questo arco di tempo viene assorbito totalmente il sacco vitellino.
Sono rettili prettamente vegetariani. Gli esemplari selvatici vivono in un habitat caratterizzato da lunghi periodi di aridità che li costringe a nutrirsi di erbe secche, in queste condizioni integrano la loro dieta mangiando artropodi o chiocciole, queste ultime utili per l'apporto di calcio del guscio. Saltuariamente non disdegnano escrementi o piccole carogne. Evidente segno di una cattiva alimentazione è un carapace con gli scuti appuntiti e scanalati nelle suture, la cosiddetta piramidalizzazione, al contrario un carapace in forma di una levigata semicalotta ovale è segno di una corretta alimentazione.
Gli habitat della tartaruga di Hermann sono tipicamente mediterranei, compresi nella zona fitoclimatica del Lauretum e caratterizzati da inverni miti con precipitazioni moderate ed estati aride con temperature elevate. Questa specie trova rifugio e nutrimento nella vegetazione bassa cespugliosa della gariga, gli arbusti della macchia mediterranea e nel sottobosco fino a quota collinare temperata. In Italia gli habitat in cui sono ancora possibili dei ritrovamenti e sono presenti dei gruppi vitali sono, le dune sabbiose costiere ricche di vegetazione, le pinete costiere di pini mediterranei con sottobosco di arbusti mediterranei, le leccete e le sugherete. Alcuni gruppi sono presenti nei querceti di roverelle e in alcuni boschi misti di querce e carpini, di frassini e pioppi bianchi (Bosco della Mesola). In alcune regioni si incontrano esemplari in aree destinate all'uso agricolo quali gli: oliveti, agrumeti, mandorleti e vigneti.


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