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Averla capirossa - Lanius senator (Linnaeus, 1758)

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Averla capirossa - Lanius senator (Linnaeus, 1758)

Troina (EN)
L’Averla capirossa si distingue dalle altre averle adulte per il capo di colore rossiccio, una maschera nera, petto, ventre e fianchi di colore chiaro, ali nere con specchio alare bianco, timoniere nere, con qualche penna bianca. La sua lunghezza media si aggira attorno ai 18 centimetri, e il peso non raggiunge i 40 grammi.
Nel nostro Paese, è diffusa in buona parte delle regioni centrali e meridionali, più rara nel settentrione: nell’Italia peninsulare nidifica la sottospecie nominale senator senator , mentre nelle isole tirreniche si ritrova la sottospecie Lanius  s. badius . Migratore regolare – i quartieri di svernamento si trovano nell’Africa sub-sahariana, a nord dell’equatore – l’Averla capirossa nidifica dal livello del mare fino a 1.000 metri di quota.
Per cacciare, utilizza posatoi ad altezza da terra non troppo elevata, da cui si lancia per catturare gli insetti, a volte anche al volo. A causa delle peculiari abitudini alimentari, la specie predilige ambienti semi-aperti, in zone pianeggianti o in moderata pendenza, con presenza di alberi di buona altezza ma distanti, oppure vecchi frutteti e boschi radi, utilizzati per il pascolo del bestiame. La fase di nidificazione inizia a maggio per concludersi a giugno: in genere le coppie portano a termine una sola covata l’anno.
Gli inanellamenti di questa specie si sono concentrati nelle fasi di transito primaverile, quando è possibile rilevare passaggi intensi in siti specifici, quali le piccole isole e la costa tirrenica. L’Italia nel suo complesso è interessata in modo molto più marcato dal transito “di ritorno” rispetto a quello autunnale.

La lunga coda, il dorso nero con evidenti “spalline” bianche e, soprattutto, la parte superiore della testa rossa, meno brillante nella femmina: sono questi i tratti distintivi dell’Averla capirossa, specie sempre più rara alle nostre latitudini. La sua presenza può essere notata, però, anche dai segni che lascia sul terreno: i grossi invertebrati che caccia con il becco adunco – tipico delle averle – vengono infilzati ai rami spinosi di arbusti come rose canine, prugnoli o biancospini, che diventano così vere e proprie riserve di cibo a cielo aperto...

Descrizione scientifica da:   


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